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Un Vaccino per ogni cosa… Ma chi ci guadagna veramente?

DI MIKE ADAMS
NaturalNews

C’è un nuovo vaccino per la dipendenza da nicotina e un altro per la tossicodipendenza. C’è un vaccino per l’Aids (che non funziona) e un vaccino per il cancro del collo dell’utero che è stato approvato per l’uso sui ragazzi (i ragazzi non hanno un collo dell’utero). Attraverso l’industria farmaceutica, la grande corsa per i vaccini è iniziata!

Ma perché, esattamente? Vi è improvvisamente una nuova eruzione di malattie epidemiche che richiedono trattamenti con vaccino? No, non proprio. Cosa c’è di nuovo è il modo in cui Big Pharma utilizza queste malattie come nuove opportunità per vendere più farmaci.

C’è in corso un grande passaggio dai farmaci prodotti per i malati ad una nuova classe difarmaci prodotti per persone sane. Il nuovo paradigma è che le persone hanno bisogno di farmaci prima di ammalarsi, come una sorta di “protezione” contro la malattia. I farmaci, in sostanza, sono visti come nutrienti – cose di cui il corpo umano ha bisogno per essere sano. E dal momento in cui sei nato, sei considerato carente di questi farmaci. E’ per questo che ai bambini vengono iniettati vaccini pochi minuti dopo la nascita. C’è una forte convinzione, nel settore medico, che i bambini nascano carenti di vaccini e che tali carenze debbano essere “corrette” il più presto possibile.

Questo semplice ma potente cambiamento nella strategia del marketing di Big Pharma ha ampliato il potenziale cliente basato su un sottoinsieme della popolazione (persone malate) a tutta la popolazione mondiale. Ora, tutti hanno bisogno di un vaccino per qualcosa, dicono le società farmaceutiche. Tutto ciò che è necessario per il successo finanziario di questo schema è di convincere i malati che hanno bisogno di più farmaci (o vaccini), e questo è facilmente realizzabile attraverso campagne di malattie pilotate (come l’attuale paura verso influenza suina H1N1).

Sorvolare sulla necessità di prove scientifiche

C’è un altro passaggio importante che si svolge lungo la grande corsa al vaccino: un passaggio dalla “medicina basata sulle prove” ad un nuovo paradigma medico di “credenza dogmatica”.

Vedete, è opportuno dimostrare che i farmaci che curano i malati funzionino. Ci devono essere delle prove cliniche e una certa percentuale di questi malati (solo il 5%, o, in genere) deve dimostrare un qualche tipo di risposta di miglioramento dopo l’assunzione del farmaco. Questo è il cosiddetto “gold standard” della medicina moderna. Ma con i vaccini, nessuna prova di efficacia è necessaria. Nessuno studio controllato con placebo ha bisogno essere realizzato. I vaccini possono essere apertamente commercializzati e prescritti senza alcuna prova che effettivamente funzionino.

Questo è un nuovo “lasciapassare” per Big Pharma – una classe di farmaci che non richiede alcuna prova! Hanno semplicemente bisogno di essere iniettati in un qualche centinaio di persone che vengono osservate per non più di due settimane per vedere se qualcuno muore o cade in coma. È questa la prova che è necessaria (e talvolta anche meno). Nessun test di sicurezza a lungo termine è necessario o perseguito, e, soprattutto, non vi è alcun obbligo che il vaccino provi che in realtà funzioni per ridurre le infezioni dell’influenza (o infezioni da HPV, ecc.).

In sostanza, premendo per un vaccino che serva praticamente a tutto, compresa la dipendenza dalla nicotina, l’industria farmaceutica si è trasformata da una piccola industria che serviva solo i malati con farmaci scientificamente dimostrati, in una grande industria globale che vende vaccini per tutti e non ha bisogno di provare che essi funzionino. A parte ogni valutazione, è una brillante strategia per aumentare i profitti farmaceutici.

Titolo originale: “A vaccine for anxiety? The real reason why drug companies are pushing more vaccines”

Fonte: http://www.naturalnews.com

Chi vaccina i vaccini?

Virus A e vaccini, cronaca di un pasticcio annunciato: dei vaccini, dei vaccinati, delle informazioni mediatiche parziali, intempestive e contraddittorie, della “merce” che viene venduta giornalisticamente come uno yogurt scaduto, senza un occhio alla data di scadenza. La cronaca la leggete confusamente tutti i giorni, ma solo da qualche giorno, da quando il panico per le morti (ma di H1N1 o d’altro? Boh…) specie dei piccini, è diventato notizia di suo.

Vaccinare tutti? Solo i piccoli? Solo i piccoli a rischio? E con quali priorità? Prima i medici e in particolare i medici di base, e il personale paramedico? O in contemporanea anche i neonati e i bimbi giacché sono disponibili dosi di vaccino perché la stragrande maggioranza di medici e paramedici non ritiene necessario vaccinarsi? E perché? Non c’è già solo in questo una leggerissima contraddizione? Mi limito qui a dettagliare una storia precisa accaduta a me, o meglio una cronaca al minuto.

Oggi è il 4 novembre: il 16 ottobre ho partecipato a Rovereto a un convegno organizzato dall’ Associazione Vaccinare informati, il cui fine è appunto di informare il meglio possibile con tutti i dubbi eventuali del caso la popolazione senza crociate pro o contro i vaccini.Quella sera stessa, durante il convegno, la radio diffondeva la distribuzione delle prime 24 mila dosi regionali, nella fattispecie per il Trentino-Alto Adige: ricordo nitidamente il tono logistico-militaresco di quell’annuncio. Nel convegno si sono affrontati temi come gli studi insufficienti e in progress sul vaccino in questione in paragone ad altri vaccini in altre situazioni, gli ipotetici (ma non se documentati, numeri alla mano) rischi delle vaccinazioni stesse, l’informazione incompleta ecc. Fino a toccare l’argomento semi-tabù, il denaro. In quei giorni, quindi 20 giorni fa, una vita se rapportati alla diacronia del panico di questi giorni, il Corriere della Sera aveva lanciato l’allarme della Corte dei Conti: non si sapeva neppure quanto sarebbe costata la dotazione (24 milioni di dosi, ma anche su questi numeri non c’era certezza) allo Stato italiano da parte della multinazionale Novartis.

Un po’ strano, effettivamente: il contratto tra Novartis e ministero del Lavoro, salute e politiche sociali veniva “impugnato” criticamente già il 21 settembre scorso (quindi 45 giorni fa, quindi due vite fa…) dalla magistratura contabile su ben 11 punti, da me riportati sul web nel mio behablog.

Nella sostanza, rimanendo all’osso, se ne evinceva che il trattamento dell’influenza A era stato messo nella mani della Protezione civile, alla stessa stregua degli eventi calamitosi come terremoti, frane, guerre batteriologiche, ecc. Alla luce delle considerazioni della Corte dei conti, venivamo per di più a sapere che:1) Anche se la Novartis non fosse arrivata in tempo a fornire i vaccini (e non è arrivata in tempo), noi pagheremmo lo stesso 24 milioni e 80.000 euro al netto dell’IVA; 2) Il ministero pagherà Novartis anche in caso di “non ottenimento dell’autorizzazione all’immissione in commercio del Prodotto”; 3) Nell’eventualità che ci siano difetti di fabbricazione, sarà la Novartis a dire l’ultima parola sulla consistenza degli stessi; 4) Novartis pagherà i danni in caso di difetto di fabbricazione, in tutti gli altri casi di danni a terzi li pagherà il ministero; 5) Per la Novartis non è prevista alcuna penalità. Vi chiederete come la Corte abbia fatto passare tutto ciò: “Queste dettagliate deroghe – anche se non del tutto esaustive – inducono la Sezione a ritenere il provvedimento al di fuori degli ordinari schemi contrattuali e di conseguenza – nel riconoscere l’eccezionalità e somma urgenza dell’intervento – a non procedere alla disamina dei vari punti di rilievo sollevati dall’Ufficio di controllo”. Adesso è un po’ più chiaro il pasticcio sui vaccini? L’urgenza fa denaro come nessun’altra cosa, lo sapevate?

da Il Fatto Quotidiano n°37 del 4 novembre 2009